Tanto ciascuno ad acquistar tesoro
con ogni ingegno s'è rivolto e dato,
che quasi a dito è mostrato
chi con virtù seguisce altro lavoro.
Febo, che col glorioso allor
tu m'infiammasti il cor,
a te dedico le mie parole
che possa mostrare ancor
la gran meraviglia del sole.
Ho tanto ardire e conoscenza
che agli amici ho benevoglienza
e in ciascun mestiere
ch'eo so ben essere cavaliere
e donzello e bon scudiere
e sò pensare
chierico son e sò cantare
son pittore e son fornaio
buono e bello
son più che fabbro di martello
son citareta
son menestrello
son proprio io
son Tornello!

 

TUTTO VIENE PER IL BENE!

La Leggenda di Tornello il giullare

Ci fu un tempo in cui uomini e donne vivevano in pace con gli dei.

In quel tempo abitava sulla terra un viandante di nome Tornello.

Tornello andava in giro per le strade e le piazze a raccontare storie ed eventi di luoghi e terre lontane che aveva conosciuto nel suo vagabondare per il mondo.

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Gli uomini e le donne ascoltavano con piacere le storie di Tornello, sperimentavano e scoprivano, si incontravano e si raccontavano, si volevano bene e pensavano alla loro vita.....

Ma con il trascorrere del tempo dedicavano a queste cose più attenzione e più tempo di quanto non dedicassero agli Dei.

Un giorno gli Dei, irritati e gelosi, decisero di punire Tornello allontanandolo dagli uomini e dalle donne.

Ma poichè non esisteva sulla terra un luogo disabitato ove confinarlo, lo privarono del suo peso collocandolo fra la terra e il cielo. Luogo in cui non avrebbe più incontrato nessun essere umano.

Fu in questo luogo, sospeso a mezz'aria, che Tornello conobbe la consistenza delle nuvole e scoprì che, come il vello delle pecore, potevano essere filate.

Iniziò così ad intrecciare sottili fili con le nuvole, fili che scendevano sulla terra, incontravano gli uomini e portavano loro la voce e i racconti di Tornello.

Fili che passavano di persona in persona e quando si spezzavano..... magicamente riprendevano a crescere in altre direzioni e ad intrecciarsi fra loro.

Quando Tornello smise di filare le nubi e di narrare le sue storie agli uomini e alle donne, ormai la terra era attraversata da una rete di fili invisibili che si autoriproducevano e portavano le storie, i sogni, le emozioni e le paure, le fatiche e le speranze degli uomini e delle donne attraverso la cui vita passavano.

E tutti cominciarono ad avere cura di questi fili che si muovevano nel vento di primavera e portavano le loro storie.

Ancora è là

in immenso azzurro dei sogni sospeso

invitante a nascere

è là

e Febo i suoi resti accolse

sol per farne elisir

di arpe ed orfei.





Una delle storie di Tornello racconta di un re che viveva nel suo castello pieno di rabbia e di infinita ira, terrorizzava tutti con le sue pretese. I suoi sudditi vivevano atterriti ed impauriti dalle reazioni del re. E ogni volta che le cose non gli andavano bene urlava e sbraitava a più non posso.

 

L'unico che riusciva a calmarlo, se non altro per qualche minuto, era il suo giullare che gli si avvicinava, gli metteva una mano sulla spalla e gli diceva:

"Sire tutto viene per il bene!".

Il re allora si calmava, sospirava e si rilassava.

 

Un giorno, il re il giullare e tutta la corte andarono a caccia al cinghiale nel bosco.

Il re, preso dalla visione di una cinghiala, si mise a correre all'impazzata col suo cavallo dietro all'animale. Il cinghiale però, essendo molto furbo, scappava velocemente tanto che il re cadde da cavallo e si ferì ad un dito. Venne portato al castello dove un gruppo di dottori, medici ed alchimisti, gli prescrisse il taglio del dito.

Il re andò su tutte le furie, si arrabbiò talmente tanto che quasi non lo si riesciva a calmare.

Il ciambellano mandò velocemente a chiamare il giullare, il quale arrivò tutto di corsa, mise una mano sulla spalla del re e gli disse:

"Sire tutto viene per il bene!".

"Ma quale bene!!!!! Portatelo in prigione non voglio più vedere questo pazzo scatenato!".

Il giullare venne portato in prigione e lì venne dimenticato per alcuni anni.

Intanto il re, che continuava a vivere con la sua rabbia sempre a fior di pelle, tornò a caccia e decise di dedicarsi alle volpi, sono più piccole dei cinghiali, fanno meno male.

 

Un giorno mentre con la sua corte si trovava a caccia di volpi, appostato ad aspettare la volpe grigia, un grosso cerbiatto gli scappò davanti, lui si mise ad inseguirlo senza accorgersi di rimanere da solo senza il suo seguito. Arrivò la notte e il re si smarrì nel bosco, non sapeva dove andare, si arrabbiò moltissimo. Decise allora di fermarsi ad aspettare il giorno, si mise a dormire ai piedi di un grande albero.

In quella zona viveva anche una tribù di selvaggi, un gruppo di loro appena si accorse della presenza del re decise di prenderlo prigioniero e portarlo al villaggio per darlo in sacrificio al loro dio.

Il gruppo di selvaggi catturò il re, che si arrabbiò moltissimo, ma non c'era niente da fare, i selvaggi lo portarono nel loro villaggio dove lo lavarono, lo profumarono e lo prepararono per il sacrificio. Lo portarono al centro del villaggio e lo presentarono allo stregone, il quale lo osservò e lo scrutò ben bene, si fermò e disse:

"No! Questo non possiamo darlo in sacrificio al nostro Dio, è un essere imperfetto gli manca un dito! Mandatelo via!".

Il re allora viene liberato e mandato via, e nel viaggio di ritoprno al castello si ricordò delle parole del giullare. Appena arrivato al castello, fa chiamare il giullare e gli racconta tutta la storia che gli è capitata. E gli dice:

"Io capisco il bene che è venuto a me dal taglio del dito, ma a te che bene te ne è venuto stare due anni in prigione?".

Il giullare lo guarda e gli dice:

"Sire, se io non fossi stato in prigione sarei stato con voi a caccia, e mi sarei perso nel bosco con voi, e mi avrebbero preso prigioniero i selvaggi, e mi avrebbero portato al villaggio insieme a voi, e a me non manca un dito! TUTTO VIENE PER IL BENE!"